LA SEGVENZA DE' MORTI DI SAN TOMMASO D'AQVINO. Tradotta da Alessandro Guglielmi Gentil'huomo Sanese.
Item
Title
LA SEGVENZA DE' MORTI DI SAN TOMMASO D'AQVINO.
Tradotta da Alessandro Guglielmi Gentil'huomo Sanese.
Tradotta da Alessandro Guglielmi Gentil'huomo Sanese.
Printed Prayers Cat. Number
PP369
Alternative Title
La *seguenza de' morti, di san Tommaso d'Aquino. Tradotta da Alessandro Guglielmi gentil'huomo sanese
Creator
Saint Thomas Aquinas
Alessandro Guglielmi (1501-1562) [translator]
Publication Place
Florence
Printer/Publisher
Giovanni Baleni [Giouanni Baleni]
Date
1590
Language
Italian
Format
[4] c.; 8°
Description of Illustrations
Woodcut of the personification of Death on the title page; a skeleton wearing a toga carrying a scythe; heads and skulls litter the ground; decorative border of alternating + and x]
Impronta/Fingerprint
e.e, a,a. rara a.a. (C) 1590 (A)
Repository (Rights Holder)
Biblioteca Statale (Lucca)
Repository Call Number
Inventario LIA 39908
Collocazione E.V.h.8.18
Collocazione E.V.h.8.18
Repository Catalog Link
Edit16/ISTC/USTC Number
Edit16 CNCE 61295
USTC reference no.: 806603
Edit16/ISTC/USTC Permalink or URL
Related Bibliography
Matteucci, Luigi. Descrizione ragionata delle stampe popolari della Governativa di Lucca
Subject & Keywords
St. Thomas Aquinas
Object Type
chapbook
pamphlet
opuscolo
content
[1r]
LA SEGVENZA DE’ MORTI DI SAN TOMMASO D’AQVINO.
Tradotta da Alessandro Guglielmi Gentil’huomo Sanese.
[Woodcut of the personification of Death on the title page; a skeleton wearing a toga carrying a scythe; heads and skulls litter the ground; decorative border of alternating + and x]
[1v]
[2r]
LA SEGVENZA DE’ MORTI di San Tomasso d’Aquino.
Di Alessandro Guglielmi, Genti-l’huomo Sanese.
Giorno horrendo che in fauille
Difarà campagne, & ville
Scriue David con Sibille:
Haime, che gran gterrore
Darà il Giudice in furore
Giudicando con rigore,
Raccorrà l’horribil tromba
Tutt’i corpi d’ognitomba
Al giudico con gran romba.
Stupirà morte, e natura
Nel risurger la creatura
Da l’antica sepoltura.
Produrassi al Tribunale,
Per ciascun il gran giornale,
Dou’è scritto il ben e’l male.
A ij Et al
[2v]
Et al Giudice sedente,
Ogni occulto ha apparete,
Ne sara chi resti esente.
Che dirò, che m’assiicuri,
Qual per me sia che procuri,
Fieno a pena i buon sicuri.
O tremenda Maestade,
Che l’huom salui per bontade,
Salua me per tua pietade.
Siati à mente, ò grande Dio,
Ti festi huom per conto mio,
Non mi perder il di rio.
Mi creasti, e preseruasti,
Col morir tuo mi comprasti,
Fa che questo non si guasti.
Tribunal di punitione,
Don’a me la remissione
Innanzi al dì di far ragione.
Come reo mi sbigottisco,
Di mie pene m’arrossisco
Deh pieta, ch’io non ardisco.
Madda-
[3r]
Maddalena l’aassoluesti,
Al ladron pietadge hauesti,
Et a me speranza desti.
Se miei prieghi non son degni,
Tu Signor puoi farli degni,
Ch’io non scenda a i bassi regni.
Fa, che luogo ne sia dato
Fra gli agnelli al destro lato,
Da capretti separato,
Condannati i maladetti
Et al fuoco eterno astretti,
Chiama me tra benedetti.
Con le membra à terra chine
Prego hor tue grazie diuine
Habbin cura del mio fine:
Ch’io non sia à l’eterno danno
Condanato, in tanto affanno,
Quando i morti surgeranno.
Et in quel giorno angoscioso,
O Giesu giusto, e pietosoo,
Don’à lor pace, è riposo.
Amen,
DE
[3v]
DI VERGINO TVRAMIN[I]
Accademico Sanese, à Christo.
~~
NAcque(al costui morir) la nostra vi
Qua[n]do l’eterna vita p[re]se morte, (ta
Stupenda coas contr’eterna morte,
Patì morte per noi chi ne diè vita
Ma fu breue la morte; e tornò in vita
Vita innocente indegna de la morte
Mirabil fatto, e che pote far morte?
Mori’l mortal, resto ‘l diuino in vita,
Ond’hor con santa vita, à viua morte,
Fa dopo morte, che la vera vita,
Più non ti danni, se ti tolse à morte,
Da morte al corpo; all’Alma da la vita
Patir per breue vita eterna morte,
Ferma mortal no[n] far, pensa a la vita.
DEL
[4r]
DEL MEDESIMO
~~
SIgnor che di voi vittima voi stesso,
Facesti in voi per il peccato nostro,
Togliendo ovi, à voi, e noi al mostro,
Che pietà vise il nostro graue eccesso.
Voi che no[n] ladro, infra due ladri messo,
Cinto di spine, noi per cinger d’ostro
Il capo, heredi del bel Regno vostro,
Ch’il morir voi à noi vigta ha p[er]messo.
La volontà vi dono, e insieme il core,
Ma non cose non nostre, che da voi
L’hebbi, e le debbo a voi che le faceste.
Se patiste per noi stratij, e dolore,
Perche per voi, hor noi, saluando noi,
Non darem noi à voi, se à noi vi deste:
DEL
[4v]
DEL MEDESIM O
SIgnor che sta[n]do i[n] terra, staui in Cielo
E viueui, nel Ciel, morendo in terra,
Eri Dio in Cielo, & Dio, & huomo in
E fu p[er] te la terra vnita al Cielo, (Terra
Tù, che da terra, fra tre giorni al Cielo,
Vincitor dell’abisso, e della terra
Ti chiamò il Ciel, che no[n] ca i la terra
Che la terra creò l’abisso, e’l Cielo,
La pietà, che dal ciel ti mandò in terra;
(Che i falli della terra, porto’l Cielo,
Qua[n]do p[er] darci il Ciel, pigliasti terra)
Ti vi[n]ca i[n] Ciel, c’haue[n]d’io offeso il Cielo,
Poco pregia[n]do il Ciel, molto la terra,
M’inchino à terra, e perdo[n] che ieggio al
(Cielo.
I L F I N E.
Stampata in Firenze Appresso Giouan-ni Baleni, l’anno 1590.
LA SEGVENZA DE’ MORTI DI SAN TOMMASO D’AQVINO.
Tradotta da Alessandro Guglielmi Gentil’huomo Sanese.
[Woodcut of the personification of Death on the title page; a skeleton wearing a toga carrying a scythe; heads and skulls litter the ground; decorative border of alternating + and x]
[1v]
[2r]
LA SEGVENZA DE’ MORTI di San Tomasso d’Aquino.
Di Alessandro Guglielmi, Genti-l’huomo Sanese.
Giorno horrendo che in fauille
Difarà campagne, & ville
Scriue David con Sibille:
Haime, che gran gterrore
Darà il Giudice in furore
Giudicando con rigore,
Raccorrà l’horribil tromba
Tutt’i corpi d’ognitomba
Al giudico con gran romba.
Stupirà morte, e natura
Nel risurger la creatura
Da l’antica sepoltura.
Produrassi al Tribunale,
Per ciascun il gran giornale,
Dou’è scritto il ben e’l male.
A ij Et al
[2v]
Et al Giudice sedente,
Ogni occulto ha apparete,
Ne sara chi resti esente.
Che dirò, che m’assiicuri,
Qual per me sia che procuri,
Fieno a pena i buon sicuri.
O tremenda Maestade,
Che l’huom salui per bontade,
Salua me per tua pietade.
Siati à mente, ò grande Dio,
Ti festi huom per conto mio,
Non mi perder il di rio.
Mi creasti, e preseruasti,
Col morir tuo mi comprasti,
Fa che questo non si guasti.
Tribunal di punitione,
Don’a me la remissione
Innanzi al dì di far ragione.
Come reo mi sbigottisco,
Di mie pene m’arrossisco
Deh pieta, ch’io non ardisco.
Madda-
[3r]
Maddalena l’aassoluesti,
Al ladron pietadge hauesti,
Et a me speranza desti.
Se miei prieghi non son degni,
Tu Signor puoi farli degni,
Ch’io non scenda a i bassi regni.
Fa, che luogo ne sia dato
Fra gli agnelli al destro lato,
Da capretti separato,
Condannati i maladetti
Et al fuoco eterno astretti,
Chiama me tra benedetti.
Con le membra à terra chine
Prego hor tue grazie diuine
Habbin cura del mio fine:
Ch’io non sia à l’eterno danno
Condanato, in tanto affanno,
Quando i morti surgeranno.
Et in quel giorno angoscioso,
O Giesu giusto, e pietosoo,
Don’à lor pace, è riposo.
Amen,
DE
[3v]
DI VERGINO TVRAMIN[I]
Accademico Sanese, à Christo.
~~
NAcque(al costui morir) la nostra vi
Qua[n]do l’eterna vita p[re]se morte, (ta
Stupenda coas contr’eterna morte,
Patì morte per noi chi ne diè vita
Ma fu breue la morte; e tornò in vita
Vita innocente indegna de la morte
Mirabil fatto, e che pote far morte?
Mori’l mortal, resto ‘l diuino in vita,
Ond’hor con santa vita, à viua morte,
Fa dopo morte, che la vera vita,
Più non ti danni, se ti tolse à morte,
Da morte al corpo; all’Alma da la vita
Patir per breue vita eterna morte,
Ferma mortal no[n] far, pensa a la vita.
DEL
[4r]
DEL MEDESIMO
~~
SIgnor che di voi vittima voi stesso,
Facesti in voi per il peccato nostro,
Togliendo ovi, à voi, e noi al mostro,
Che pietà vise il nostro graue eccesso.
Voi che no[n] ladro, infra due ladri messo,
Cinto di spine, noi per cinger d’ostro
Il capo, heredi del bel Regno vostro,
Ch’il morir voi à noi vigta ha p[er]messo.
La volontà vi dono, e insieme il core,
Ma non cose non nostre, che da voi
L’hebbi, e le debbo a voi che le faceste.
Se patiste per noi stratij, e dolore,
Perche per voi, hor noi, saluando noi,
Non darem noi à voi, se à noi vi deste:
DEL
[4v]
DEL MEDESIM O
SIgnor che sta[n]do i[n] terra, staui in Cielo
E viueui, nel Ciel, morendo in terra,
Eri Dio in Cielo, & Dio, & huomo in
E fu p[er] te la terra vnita al Cielo, (Terra
Tù, che da terra, fra tre giorni al Cielo,
Vincitor dell’abisso, e della terra
Ti chiamò il Ciel, che no[n] ca i la terra
Che la terra creò l’abisso, e’l Cielo,
La pietà, che dal ciel ti mandò in terra;
(Che i falli della terra, porto’l Cielo,
Qua[n]do p[er] darci il Ciel, pigliasti terra)
Ti vi[n]ca i[n] Ciel, c’haue[n]d’io offeso il Cielo,
Poco pregia[n]do il Ciel, molto la terra,
M’inchino à terra, e perdo[n] che ieggio al
(Cielo.
I L F I N E.
Stampata in Firenze Appresso Giouan-ni Baleni, l’anno 1590.