Historia de santa Theodora, come fù ingannata da vna Vecchia e fecela peccare ...Composta per Francesco Marinozzi

Item

Title

Historia de santa Theodora, come fù ingannata da vna Vecchia e fecela peccare ...Composta per Francesco Marinozzi

Printed Prayers Cat. Number

PP210

Creator

Francesco Marinozzi, cieco

Publication Place

Ronciglione

Printer/Publisher

Lodouico Grignani & Lorenzo Lupis [Lodovico Grignani & Lorenzo Lupis]

Date

c. 1619-1622

Language

Italian

Format

[6] c.; 8°

Repository (Rights Holder)

Biblioteca Apostolica Vaticana (Vatican City - Rome)

Repository Call Number

Stamp.Cappon.V.685(int.43)

Repository Catalog Link

Note

Note on BibVatCat: "Frontespizio con fregio racchiuso in una cornice xilografica a motivi fitomorfi. Finalino xilografico."

Subject & Keywords

Saint Theodora
old lady
sin
tricked

Object Type

chapbook
pamphlet
opuscolo

content

[c. 1r]

[decorative border and decorative woodcut design on mid-bottom of title page]

HISTORIA DE SANTA THEODORA, Come fù ingannata da vna Vecchia, e fecela peccare.
Et come hebbe molte battaglie dal Demonio, e fece grandissima penitenza.
Composta per Francesco Marinozzi.
Leggesi nel Libro de Santi Padri à car. 335.

In Ronciglione, Per Lodouico Grignani, & Lorenzo Lupis.
Con licenza de’Superiori.


[c. 1v]

GIesù Padre superno alto Signore,
Che in su la Croce m’hai ricomperato
Non riguardare à me vil peccatore,
Fa di tua gratia il mio petto infiammato,
Che possa dire vn leggiardo tenore,
Che sia co[n]tento ogn’vn che harà scolato,
E con l’aiuto tuo Signor mi metto,
A dir in Rim cosi bel suggetto.

Nella Città d’Alessandria Auditore,
Era vna Donna di bellezza ornata,
Che seruiua Giesù con puro core,
Che pur nome Theodora era chiamata,
Il suo marito seruo del Signore,
Facendo insieme vna vita beata,
Per la beltà di lei, per lo splendore
Vn Giouine fù acceso del suo Amore.

Trà se pensò di volerla tirare,
Al suo volere il Giouine sfrenato
Con presenti, e lusinghe far cascare,
Come altri suol venire à tal mercato;
Mà vedendo che niente non puol fare,
Si fù con vna Vecchia consigliato,
E disse sappi quel che mi mattora,
La gratia, e la bellezza di Theodora.

Che se io non posso hauerla à mio piacerea,
Dentro del petto mi si strugge il core,
E disse la Vecchia di ciò non temere,
Che il tutto farò io per te Signore,
E de li si parti con mal pensiere,
A Theodora andò con tal tenore,
E disse sappi che vn Giuine gratioso,
per il tuo Amor non truoa mai riposo.
E di

[c. 2r]

E di più disse ancora figliuola mia,
Dubito che per te costui non mora,
Che l’anima dannata anderia,
E gran peccato n’haueresti ancora,
Però te prego che crudel non sia,
A quel parlar rispose Theodora,
Come dinanzi à Dio che mi hà creato;
Voi che commetta si graue peccato.

Rispose all’hor la Vecchia immantinente,
Aspetta quando Iddio veder non puole,
Verò è che il giorno il tutto vede, e sente,
Mà la sera poi al tramontar del Sole,
Quel che si fa la notte non sa niente,
Cedendo Theodora tal parole,
Rispose à lei che venire lo facesse,
La notte quando Iddio non lo vedesse.

Non già che fusse per carnal diletto,
Né di peccare hauesse intentione,
Mà per gran pietà del Giouinetto,
Come la falsa Vecchia li prepone,
E finalmente messero in effetto,
E del peccare vennero à conclusione,
Commesso c’hebbe quel peccato all’hora,
Ritornaua in se stessa Theodora.

Diceua ohimè, misera me dolente,
Che hò commesso sì graue errore,
Io credo ben che Iddio lo vede, e sente
Lanotte, il giorno a tutte quante l’hore,
Macchiata mia bellezza veramente,
Mon sono più bella inanzi al mio Signore.
perso hò l’anima mia, che debbo fare,
Che cosi presto mi lassai ingannare.
A2 Mentre


[c. 2v]

Mentre staua il pianto à raddopppiando,
Con sospirir la doglia cresce al core,
In tanto venne il Marito tornando,
E chiede la cagion del suo dolore,
Lei non risponde, e cosi lacrimando,
Mà quel sant’huomo gli portaua Amore,
Cercaua pur poterla consolare,
Lei per il pianto non gli puol parlare.

poi là mattina se ne fu andata,
Con gran dolore à vn santo Monastero,
E la Madre Basdessa hebbe chiamata,
Dicendo santa Madre in voi spero,
Se Dio ve guardi in Ciel faccì beata,
Per Dio vi prego che me dite il vero,
Vn gran peccato di notte commessi,
Credete voi che Iddio questo sapessei.

Rispose la Badessa all’hor prese comitato,
A casa se n’andò con gran dolore,
Sempre piangendo il suo graue peccato,
Vn giorno come piacque à Dio Signore,
Essendo il Marito fuor di casa andato,
Le treccie si tagliò, poi fù vestita
Da huomo, e fuor della Città vscita.
Per

[c. 3r]

Per il Deserto piaque à Dio soprano,
Di santi Frati ritrouò vn Conuento,
Che ben tredici miglia era lontano
Dalla Città, secondo trouo, e sento,
All’Abbate parlò humile, e piano,
Dicendo Patre vorrei intrar qua dentro,
E seruir tutti con gran riuerenza,
Per far delli mei peccati penitenza.

L’Abbate con li Frati tra di loro,
L’aCcettorno nel nome di Maria,
Da tutti era chiamata Fra Theodoro,
Già non sapendo che femina sia,
Vn’Angelo pareua del suommo Coro,
Facendo penitenza tutta via,
Ogn’vn del suo seruir era contento,
Torna il Marito faceua gran lamento.

Diceua Theodora meschinella,
Come il Demonio t’hà cosi ingannata,
Pensando pio che fusse andata quella
Con oumini de vita scelerata,
Con puro core, e santa fauella,
Pregaua Christo, e la Madre Beata,
Che gli mostrasse in qualche modo, e via
Quel che fa Theodora, e che ne sia.

Mentre staua vna sera ingennochione,
Con gran sple[n]dore vn’Angelo gli appare,
Disse è essaudita la tua oratione,
Che iddio la Donna tua ti vuol mostrare,
E dommatina intendi il mio sermone,
A Porta de San Pietro debbi andare,
Della Città , quando esce de fora.
Quel che tu prima incontri è Theodora
A3 E la


[c. 3v]

E la mattina con sommo desire,
Fuora della Città se ne fu andato,
E vede verso lui vn carro venire,
Il qual da vn Fraticello era guidato,
Questo era Theodora che apparlre [sic?],
Vede Il Marito, e l’hebbe saultato,
Ma lui per Donna non la conosceua,
Che in habito de Frate la vedua.

Lei disse tra di se, ò sposo mio,
Vedi quanto ne faccio penitenza,
Per vn peccato che commesso hò io,
Contro il tuo honore, e fatta violenza,
E quel sant’huomomansueto, e pio,
Quiui aspettaua con molta pacienza,
Per veder la sua Donna tutto il giorno,
E poi la sera à casa sé ritorno.

Mentre che essendo posto in oratione,
Sente vn voe che cosi parlaua,
Hoggi la Donna tua te salutone,
Che era quel Frate che il carro guidaua,
Di questo n’hebbe gran consolation,
E lui molto Giesù ne ringratiaua,
Contento hora il Marito lassaremo,
A Santa Theodora tornaremo,

la qual cresceua in tanta sanitade,
Ceh Iddio molti Miracoli ha mostrato,
Tra gli altrivn morto per quelle co[n]trade,
Da vna bestia feroce fu ammazzato,
Lei maledì la bestia, e in terra cade,
Il corpo morto fù resuscitato,
Di questo assai il Demonio si sdegnaua
E tal parole in verso lei parlaua.
O adul-


[c. 4r]

O adultera fal fa meretrice,
Che il tuo Marito hai sì vituperato,
Hora sei ventua per questa pennice
Per hauer ancor me perseguitato,
Io ti prometto di farti felice,
Tante battaglie ti hauerò portato;
Che durar non potrai credi à me fisso.
Che renegare ti farò il Cocifisso.

Theodora si beffò di quel parlare,
Subito della Croce si segnaua,
Quel Demonio fuggi senza tardare.
E lei molto Giesù ringratiaua,
Torna l’Abbate che l’hebbe à mandare,
Alla Città come altre volte andaua,
Con i Camelli acciò li caricassi
Di quanto fa bisogno e poi tornassi.

Prese i Camelli, e à la Città andò,
Fattosi notte non potè tornare,
Al Monastero all’albergo alloggiò,
Doue si hebbe vna Donna à innamorare,
Che fusse maschio trà di se pensò,
Cosi la notte l’andò a ritrouare,
E di peccare all’hor le fauellaua,
E Theodora da se la discacciaua.

La Donna si partì tutta sdegnata,
Vedendo che non vole acconsentire,
A trouare altro se ne fù andata,
E cosi sé la sua voglia seguire,
Di modo tale che rimase ingrauidata,
E poi hebbe vn figlio maschio a partorie
E doppio il parto fù adimandato,
Chi hauesse tal figliuolo ingenerato.
E lei


[c. 4v]

E lei rispose senza hauer martoro,
La verità non ve posso celare,
Questo lo generò Fra Theodero
Per forza seco mi fece peccare,
E li parenti senza ar dimoro,
Presero il putto, e l’andorno à potare
A quel Conuento, e l’Abbate chiamorno,
E quel figliguolo in man gli appresentorno.

Disse l’Abbate che voleua dir questo,
Rispose il Padre della Donna irato,
Disse Fra Theodoro dishonesto,
L’hà con la mia figliuola ingenerato,
Però à lui portarete presto,
Che come suo figliuol l’habbia leuato,
Quando l’Abbate questo hebbe sentito,
Rimase fuor di se, tutto smarrito.

Il santo Abbate che stimaua quanto
Che stimar potessi di Giesù l’honore,
Fè Theodoro à se chiamare in tanto.
E disse, ò scelerato peccatore,
Io ti teneuo certo per vn santo,
Hora hai commesso cosi gran errore,
Hor qui risponi come sei accusatto,
Che tu habbi questo figlio ingenerato

Non li rispose, e posto inginochione,
Humilmente si hebbe parlando,
O santo Padre io vi chieggio perdone,
L’Abbate crede l’horche habbia peccato
Fora del Monastero lo mandone,
Con quel fanciullo che li fu portato,
Fuor della porta con pacienta staua,
Hor vi dirò come il putto alleuaua.
Quando

[c. 5r]

Quando veniua alcune Donne il giorno
A quella Chiesa lo faceua allattare,
Altirmenti andaua per il contorno,
Doue stauano gli Armenti à pascolare,
Seco portaua quel fanciullo adorno,
E di quel latte lo faceua cibare,
Poi perl’amor de Dio adomandaua
Limosina, e cosi si nutricaua.

Onde il Demonio di malitie armato,
Che altre battaglie gli voleua dare,
In forma del Marito li fu andato,
E disse, ò sposa mia che stai qui à fare,
Io son ben certo che tu hai peccato,
Pacientia pur ti voglio perdonare,
E voglio che meco alla Città ritorni,
Et insieme finiremo li nostri giorni.

Credendo pur che fusse il suo Marito,
Le gli rispose con gran riuerenza,
Mai più tornerò sposo gradito,
Poi che hò peccato, vò far penitenza,
Si messe in oratione, e fu sparito,
Quel rio Demonio dalla sua presenza,
Pensando con malittia inganni, e frodi.
Di volerla tentare con altri modi.

Poi de demonij vna gran quantitate,
In brutte bestie si trasfigurorno,
Con vrli, e stridi, e voci speuentate,
A Theodora si messero intorno,
Dissero la Meretrice lacerate,
E Theodora senza far soggiorno,
Si fece il segno della santa Croce,
Fuggirno presto le bestie feroce.
Vn’al-

[c. 5v]


Vn’altra volta quelli demonij altieri,
Mostrorno in sedia vn Principe portare,
In compagnia di molti Caualieri,
Fingendo tutti il Principe honorare,
Dissero à Theodora fa mestieri,
Che venghi il nostro Principe ad orare,
E lei rispose io adoro Iddio superno,
E non il Principe vostro dell’Inferno.

Leuossi quel demonio con furrore,
Disse battete costei crudelmente,
Poi che non vuol venire à farmi honore,
E quei demonij all’hor subitamente,
La percoterno con tatno dolore,
Che questi morta rimase al presente,
Creder potiamo che Iddio questo promiss
Per il peccato che già le commisse. [se,

Vedete se il Demonio è scellerato,
E quanto sue malitie sian sottile,
In vn bel canestrello hebbe portato,
Di molti cibi, e viuanda gentile,
E disse il nostro Principe hà mandato,
A preentarti, perche non è vile,
E pregoti che lo vogli perdonare,
Perche era irato ti fè flagellare.

Accorta Theodora dell’inganni,
Di Santa Croce all’hor s’hebbe à segnare,
Sparse il Demonio, e più no[n] gli diè affani,
Hora all’Abbate voglio ritornare,
Vedendo che l è stata qui sette anni,
I Frati tutti l’hebbero à pregare,
Che il fallo à Fra Theodoro perdonassi,
E che nel Monastero lo recettassi.
All’hor

[c. 6r]

All’hor l’Abbate lo fece tornare,
Con quel figliuol, che già era alleuato,
Con seco in Cella lo faceua stare,
In santa vita sempre ammaestrato,
Vn giorno Theodoro hebbe à parlare
A quel fa[n]ciullo, e poi l’hebbe abbracciato
Dicendo resta in pace, io fò partita,
A riuderci in Cielo all’altra vita.

E quel figliuol riamse con gran pianto,
L’Abbate à riposare se n’era andato,
Gli pare in sogno di veder in tanto,
Angioli, e Santi quiui congregato,
A pigliar quello Spirito Beato,
Di Theodoro, e femina la vede,
Si leua presto, e allo vision da fede.

Andò alla Cella, e morta la trouaua,
Fece spogliarla, e femina la vede,
Per quella iniqua Donan all’hor ma[n]daua,
Con essa venga il Padre ancor richiede,
Giunti che furno l’Abbate li mostraua,
Vedi qui huomo che hai presentato fede,
Alla tua figlia, e si l’hebbe scoperta,
Hor vedi se l’è femina ti accerta.

Perdono all’hor ogn’vn adimandaua,
Fecero il Santo Corpo sepellire,
A l’Abbate all’hor vn con voce parlaua,
E disse il suo Marito fà qui venire,
L’Abbate in verso la Città andaua.
E vidde vn huomo quel camin seguire,
E cosi giunto ogn’vn se salutaua,
L’Abbate addimandogli doue andaua.
E gli

[c. 6v]

Egli rispose la mia Moglie è morta,
Però io voglio in questo loco andare,
L’Abbate disse all’hora hor ti conforta,
Ch’io ero venuto qui per te cercare,
Giunto al Conuento, apertogli la porta,
Si fece appunto la Cella insegnare
Della sua Donna, e disse voglio anch’io,
Dimorar quì per fin che piace à Dio.

Quanto elgi hauea vendè, e poi donò
A poueri che nulla si ritenne,
Il Santa Vita sempre dimorò,
In tanto l’Abbate poi à morte venne,
Di quel Conuento Abbate lui restò,
Viuendo sanamente in mentre tenne
La vita sua, e poi se n’andò in gloria,
Laudato sia Giesù finiam l’Historia _.

IL FINE.