La deuotissima oratione di santa Lucia vergine, & martire

Item

Title

La deuotissima oratione di santa Lucia vergine, & martire

Printed Prayers Cat. Number

PP166

Alternative Title

La devotissima oratione di santa Lucia vergine, & martire

Publication Place

[Venice?]

Date

[c. 1600]

Language

Italian

Format

[4] c.

Impronta/Fingerprint

a.da i,ta i,a, i,ta (C) 1600 (Q)

Repository (Rights Holder)

Biblioteca universitaria Alessandrina (Rome)

Repository Call Number

Collocazione XV f2.19 27
Inventario LA 001037147 / 1 v.

Repository Catalog Link

Edit16/ISTC/USTC Number

Edit16 CNCE 63375
USTC No. 807498

Related Bibliography

Cioni, Alfredo. La *poesia religiosa. I cantari agiografici e le rime di argomento sacro. A cura di Alfredo Cioni.
Baldacchini, Lorenzo. Bibliografia delle stampe popolari religiose del XVI-XVII secolo. Biblioteche Vaticana, Alessandrina, Estense.

Note

Frontispiece available on Edit16
Note on Edit16: "Stampata probabilmente a Venezia per il luogo e la data cfr.: La poesia religiosa. I cantari agiografici e le rime di argomento sacro. A cura di A. Cioni, p. 187, n. 5"

Subject & Keywords

Saint Lucy
Santa Lucia
virgin
martyr

Object Type

chapbook
pamphlet
opuscolo

content

[1r]

LA DEVOTISSIMA ORATIONE DI SANTA
Lucia Vergine, & Martire

[Woodcut image of Saint Lucy holding the martyr’s palm in one hand and a platter with her eyes on another; in a landscape with hills behind; her name S. LVCIA inscribed above; in a decorative frame]


[1v]

OMnipotente Dio Signor uerace
per ilqual ciel, e terra fatti sono,
e ciò che in uersi si contiene, e giace
concedi per tua gratia, e per tuo dono
aggiunto al debil ingegno sel ti piace,
che possa dir Signor giocondo, e buono
l’ornata, e degna hisoria giulia
della beata Vergina santa Lucia.
Regnando Costantino Imperatore
ne l’ornata Città di Roma santa
dapoi che nacque Christo SAluatore,
ne gl’anni come la Scrittura tanta,
trecento, e dieci discreto auditore
Sicilia bella del gaudio s’auanta
nellaqual nacque quella gloriosa
Lucia della Città di Saragosa
Digentil sangue, e nobil parentato
nacque l’ornata Vergine Lucia
la Madre e’l Padre suo generato
altri figliuoli mai lui non hauia,
e come piacque a Dio Signor beato,
accostumata di uirtù crescia
doue per tutta la Sicilia bella
di questa egregia dama ognun fauella.
Il Padre uenne a morte, e gran ricchezza
lasciò che Lucia fosse maridata,
essendo il fior della sua giouinezza
ad un pagan la Madre l’hebbe data
la Vergine adorna di bellezza
il detto Sposo non l’hauea menata,
che mentre che le nozze apparecchiaua,
uenne alla Madre una infirmità graua.
In modo che sentia gran disciplina
che’l mal del flusso la facea consumare,
e non trouaua alcuna medicina
laqual potesse quella risanare
doue Lucia per uirtù diuina,
diste alla Madre, andiamo à uisitare
d’Agata santa la sua sepoltura,
che miracoli fa oltra misura.

[2r]

Quando la madre cotal parlar sente
disse, figliuola, fa ciò, che ti piace
e cosi se n’andò subitamente
a uisitar santa Agata uerace,
perche li concorreua molta gente
doue quel corpo ornato, e santo giace
gionta che fu Lucia, oratione
fe per la madre con diuotione.
Stando in oratione, adormentata
si fu la sacra Vergine Lucia
Agata santa uestita, & ornata,
di pietre pretiose gli apparia,
e riuelogli come era sanata
la madre, e disse sorella mia,
da qui a poco tempo con uittoria
serai meco nella celeste gloria.
E hauuta Lucia la uisione
si suegliò, e la madre abbracciaua,
allaqual diste con dolce sermone
sanata sei dell’infirmità praua
e sia esaudita la mia oratione
e però Madre mia non t aggraua
di uender tutto quanto il tuo, el mio
e dispensarlo a’ poueri per Dio.
E quella dota, che tu mi uoi fare
ualla dispensa Madre in modi tali,
cioè per uia di ben operare
in fabriche di Chiese, & hospitali,
e di marito non mi ragionare,
Dio, e li santi suoi Celestiali
ma non sperare anchor che in questa uita,
osseruar castità non mi marita.
La Madre disse, poi che sarò morta
ciò che ti piace del nostro farai,
ma fin che uiuo il cuor non mi comporta,
che tutto il mio dispensasse mai,
disse Lucia benigna, & accorta
quando con teco portar nol ptrai,
lasciartelo conuien da questa banda
Madre mia guarda che’l mondo non t’inganna.
A 2

[2v]

Il qual è un chaos pien di scompiglio,
e noi uoliamo come polue al ueuto
la nostra uita è uno alzar di ciglio
però al ben far ognun diè esser contento,
madre mia cara tiente al mio consiglio,
che non ual dopò morte dir mi pento,
già tu non sai che nella scrittura hauemo,
che molti n’hai ingannati il ben faremo.
E tanto seppe dir con bel sermone
che la sua Madre al fin gli concedia,
che la uendesse la possessione
e uigne, e campi, e ciò ch’al mondo hauia
& alle Chiese fe donationatione
cosi sacra Verg[i]ne facia
a hospedali poueri dispensaua
e di molte orfanelle maritaua.
Della qual cosa tutta la Cittade
di Saragosa si marauiglaua
che soueniua tanta pouertade
e Chiese, & hospedali fabricaua
possessione, e terre in quantitade
uendeua Lucia, e tanto dispensaua
quando il suo sposo sentì tal nouella
marauigliosse, e presto andò da quella.
Allaqual disse, dimme la ragione
sel te in piacer diletta sposa mia:
perche tu uendi le poss[e]ssione,
e tutto quel che tu hai in tua balia,
doue Lucia con dolente sermone
dell’altre comprarò miglior dicia
il stolto sposo de’beni temporali
intende, ma lei dicea delli spirituali.
In nelqual tempo gli antiqui Romani
per tutto l’uniuerso dominaua
per dignità fra gli altri pagani,
il popolo gentile si chiamaua
perseguitaua tutti li christiani
perche nelle sue croniche lui trouaua,
che la città di Roma singulare
la debban li christiani dominare.
X

[3r]

Il magno Costantino Imperatore
nella prouincia di Sicilia ornata
mandato hauea un gouernatore
Pasquasio chiamato alqual accusata
Luicia fu con ira, e con furore,
ordin`ø che da lui fuste menata
i suoi ministri piu non dimoroe,
prese Lucia, e da lui la menoe.
Quando pasquasio la uide uenire
gli andò incontra con la faccia turbata
con feroce parlar gli prese a dire
sappi Lucia, che sei stat accusata,
& ho disposto di farti morire
se’l uero sia, che tu sei batteggiata,
Luica rispose, e ddice, tu dici il uero
che nella fe di Christo creder spero.
Li uostri Dei son tuttie sordi, e muti
non parla ne non sente, ne hanno uista
da gli huomini son fatti, & non nasciuti
come aperto si parla nel samitsta
e non son nel cielo conosciuti
hor guarda come parla il Vangelista,
salui saranno tutti i batteggiati
e chi non crede saran contannati.
E credo come il padre, lo Figliuolo
mandò in terra sapiente, e forte
ilqual sostenne passione, e duolo,
il terzo dì resuscitato da morte
cauò dal limbo il profetico stuolo
alqual aperse le celeste porte
e credo che dipoi quaranta dì
con l’anima, il corpo in ciel ne g`ˆ.
E credo come lo spirito santo
mandò pieno d’amor, e di clementia
& infiammo il cuor giocondo tanto,
delli Apostoli d’ogni sapientia,
che di uarie lingue in ogni canto
predicaua la fe con grand scientia
e credo anchora che habita in terra
con tutti li Christiani che mai non erra.

[3v]

Adunque in te Spirito santo regna
dicea Pasquasio falsa meretrice,
tu credi habitar in te Dio se degna
come alcun pazzo Christain ti dice
dicea Lucia di castità l’insegna
io porto, per laqual sarò felice,
e corpo giusto, e casto & habitacolo
del Spirito santo e uero tabernaculo.
Poi che tu credi che li Christiani
si può saluar per uirginitade,
io te far`ø portar in lochi strani
ch’in publico userai dishonestade,
e uenir fece di molti ruffiani
che la portasse per maggior uiltade,
ma per uirt`¨di Dio ne assai, ne poco
non la poteua mouer di quel loco.
Il perfido Pasquasio pese a dire
l’effetto seguirò del uoler mio,
tu non potrai dalle mie man fuggire
ne aiutar non ti potrà il tuo Dio
mille pagani quel fece uenire
per leuarla de li il falso, e rio
li quali mai trouorno modo ne uia
che di quel loco mouesse Lucia.
Dapoi Pasquasio maledetto, e fello
de buoni diece para fe menare,
per trarla de li per forza quello
ne questo ancora li puote giouare
disse un’incantator di Dio ribello,
se qualche incantamento ler fa fare
bagnare la bisogna con l’orina
ma poco li giou`ø tal medicina.
la barba per gran’ir si tiraua
Pasquasio biastemò Gioue, e Saturno
deliberò di dargli morte praua,
e fecegli un gran fuoco fargli atorno
inelqual oglio, e pegola gettaua
ne anco questo il giuoò quel giorno
doue un pagan feroce iniquo, e fello
la gol[] gli passò con un coltello.


[4r]

Quando Lucia si sentì ferita
si uoltò a Pasquasio, e disse aspetta
che non trapasserò di questa uita,
che di te uederò qualche uendetta
profetizò quel di Lucia gradita
fra tutta quella gente maledetta,
morirà Costantino, e Diocletiano
e serà imperator Rè Massimiano.
Alqual sarà Pasquasio accusato
che hai fatto morir molti pagani
a torto, e la Prouenza ha sassinato
e sil farà morir con modi strani
subito che Lucia hebbe parlato,
uennero li ministri de Romani,
ligò Pasquasio com’un porco in soma
e presentollo al Senator di Roma.
Fatto Massimiano Imperatore
fe come Lucia profetizoe,
ilqual fece Pasquasio con furore
uenir da lui, e poi il sententioe
che la testa dal busto con dolore,
gli sia tagliata, e presto lo menoe
i suoi ministri al luoco deputato
doue a Pasquasio il capo fu tagliato.
Lucifero mannò gli angeli suoi
e tolse l’alma, e portolla all’inferno
e nel profondo collocolla poi
gli disse qui starai in sempiterno
non uscirai fuor se ben tu uoi,
hor tornerò a Lucia, che Dio superno
un santo Sacerdote a lei mandoe,
Ilqual deuoto la communicoe.
Poi che Lucia nella presente uita
hebbe li sacramenti tutti quanti,
dalla celeste gloria gradita
in terra mandò Dio gli Angeli santi,
come dal corpo fu l’alma patita
la portòin ciel ocn gran letitia, e canti
doue l’eterno Dio celestiale
la incoronò nel corpo virginale.

[4v]

Al nome suo una chiesa fabricata
fu doue riceuere passione,
e per uirtù di Dio Luca beata,
lei ri[s]ana di molte persone,
che con deuoto cuor l’hebbe chiamata
ciechi, sordi, e d’altra regione,
e per li suoi miracoli infiniti
molti pagni si furno conuertiti.
Dapoi un tempo la gran signoria
Illustre, e potente Venitiana
tenua costantinopoli in sua balia,
si come aperto la cronica spiana
tolseno il corpo di santa Lucia
e portollo in Venetia soprana
correndo a gli anni discreto auditore
mille ducento, e quattro del signore.
Regnando un Duce brigata famosa
che M. Rigo Dandolo fu chiamato
l’eccelsa signoria uittoriosa
gli andò incontra con il chiericato,
il corpo di santo Gregorio portato
in elqual loco gli stette molt’anni
la doue cau`ø molti fuor d’affanni.
La magna signoria deliberata
fu di uoler un luoco fabricare
al nome di Lucia glorificata,
di Monache diuote, e singulare
e per piu dignità la Nunciata
il detto Monastier si fa chiamare
nellaqual chiesa la gran signoria
il corpo portò con molta chieresia.
pregouì andunque con perfetto cuore
vergine santa Lucia gratiosa
che con le brazze aperte il saluatore
prega per noi con uoce piatosa
che con uoglia guardar al nostro errore,
e anchora prega Maria gloriosa
che per noi preghi l’alto Rè di gloria
al uostro honor finita è qusta historia.
IL FINE.