La leggenda di s. Basilio abate. Nella quel si legge come liberò vn giouane che s'era dato al diauolo

Item

Title

La leggenda di s. Basilio abate. Nella quel si legge come liberò vn giouane che s'era dato al diauolo

Printed Prayers Cat. Number

PP40

Publication Place

Florence

Printer/Publisher

rincontro à sant'Apolinari

Date

159-? - c. 1600

Language

Italian

Format

[2] c.

Description of Illustrations

Illustrations

Impronta/Fingerprint

o.io o,re o,re o,re (C) 1590 (Q)

Repository (Rights Holder)

Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Florence)

Repository Call Number

Collocazione: RARI.Palat.E.6.5.2/5
Inventario: CF005263525 1 esemplare.

Repository Catalog Link

Edit16/ISTC/USTC Number

Edit16 CNCE 50623
USTC No. 801531

Note

Note from BNCF: "Stampata nel 1600 ca., cfr. Cioni, La poesia religiosa, p. 108, n. 11 data dopo il 1590 Testaverde, p. 176. - Segn.: A². - A c. A1r vignetta xil."
La leggenda di S Basilio Abate. Nella quale si legge come liberò vn giouane che s’era dato al Diauolo. (Florence: Sant’Apolinari) [2 c.]

QUESTA E LA DEVOTA LEGGENDA di Santo Basilio Abbate, nella quale lui libero vno giouane che si era dato al gran Diauolo (Florence, Ant. & Nicolo da Cortona. 1543) [2 c.]
RARI.Palat.E.6.5.2/5 cc. 27-30


2 separate booklets labelled as #5 in the INDICE delle Leggende, Commedie Spirituali, e Canzone Sacre contenuti nel presente Volume (RARI.Palat.E.6.5.2)

Subject & Keywords

Saint Basil
abbot
youth
devil

Object Type

chapbook
pamphlet
opuscolo

content

c. 1r [27r]

La leggenda di S. Basilio Abate. Nella quale si legge come liberò vn Giouane che s’era dato al Diauolo.

[woodcut image of S. Basilio protecting swaddled child from demons about to attack – parts of block missing ink around frame)

O Gloriosa Vergine Maria
dirizza il mio core al ben parlare,
& dammi grazia trouar modo, & via
che nel mio dire io non debba fallare,
cosa ch’a tutta gente piacer sia
& ch’al presente io possa raccontare,
di San Basilio, che fu per antico
seruo di Christo, e grandissimo amico.

Nella parte d’Armenia era vn signore
qual’era ricco d’oro, & d’argento,
di Christo era amante, seruitore
& di ciò che gli daua era contento,
haueua vna sua figlia come vn fiore
che gli alleuaua con intendimento,
d’acquistare di lei gran parentaggio
se m’ascoltate gente i vel diraggio.

Questo signore il qual io vo contato
haueua in corte seruenti, & scudieri
& frà gl’altri vn che s’aueua alleuato
che di seruire sapea tutti, e mestieri,
della figliuola si fa innamorato
sdel suo signore vi conterò in primieri.
sempre pensaua con maninconia
come hauerla potessi in sua balia.

E se nandò à vn masro di scuoola & si gli disse tutto el suo volere
innamorato son dela figliuola
del mio signore io ti faccio assapere,
el cor nel corpo tutto mi si scola [? faded]

ne posso questo amore più sostenere
per Dio maestro donami consiglio
prendi thesor chi sono a gran periglio

A Ri-

1 v. [27 v]

Rispose il maestro, e in tal modo dicia
io so malie, e incntamenti, & frodi
io tengo vn libro di negromanzia
pur chi ci legga, & chel Demonio lodi
io ti pormetto per la fede mia
che di ciò posso darmi molte lodi,
quel ch’io ti parlo veder lo potrai
& d’ogni cosa seruito sara.

Il donzel fe si come folle, & matto
subitamente si messe alle corse,
& quanto può piu presto ne va ratto
& quel mastro lui portò tre borse,
e pene di monete tutte affatto
& disse mastro tien che senza forse
se tu farai quel che mai contato
più dobbiamente tarò [sic] meritato,

Allora el mastro come folle, & rio
subito lesse vn libro di Tolletta,
chiamò vn demon cha nome Ermilio
che venne à lui più presto che saetta,
& disse allui che vuoi maestro mio
io son per te vscito di mia setta,
io son per vbidire, & per te comandare
ciò che tu vuoi di qua, e d i la dal mare.

E quel maestro disse a quel seruente
poi che questo Demonio, e qui venuto,
digli quel che tuo vuoi arditamente
che costui e sauio accorto, & saputo,
digli el tuo volere apertamente
che ogni tuo voler sarà adempiuto,
& il demonio si si volse a lui
& disse io seruirò ciascun di voi.

Disse il donzello io sono innamorato
della figlia del mio sire amorosa,
& hammi d’amore si forte legato
che giorno, e notte mai non trouo posa,
pregoti ch’io ti sia raccomandato
che tu facci ch’io l’habbi per mia sposa,
falo demonio mio, & non tardare
che l’alma el corpo mio ti vo donare.

Disse il demonio voi tù ch’io faccia
tutto il tuo volere, & questo sia vero
fammi vna carta, & tosto te ne spaccia
l’anima el corpo mi darai intro,
& trati sangue de l’vna delle braccia
che di seruirti questo el mio pensiero;
il primo figliuol che tu acquisterai
in su la carta con teco mel darai.

Disse il donzello ò scrittura ò carte
far tua volontà sono apparecchiato,
sangue si trasse dell’vna delle parte
del braccio ritto come io ò contato,
il demonio che vi venne per arte
as suo modo la carta hebbe acconciato
pio prese la carta il demonio ardito
& disse il tuo pensier sarà fornito.

Partissi il demonio, & niente non tarda
del gran palazzo Sali tutte le scale
con la mente sua lusca, & bugiarda
per adempire a pieno tutto il male,
& giunse alla donzella, & si la guardda
tanto la tenta dell’amore carnale,
che la si fù del fante innamorata
dinanze al padre se ne fù andata.

Dinanzi al padre andò quella donzella
arditamente gli prese a parlare
pader mio caro odi la mia nouella
quel ch’io ti dico non me lo negare,
il nostro fante piu chiaro che stella
per moi marito tu mel debbi dare,
se non mel date vedrete la mia vita
dinanzi a gl’occhi vostri esser finita.

Quando il padre ludì n’hebbe gra[n] duolo
& del dolore si credette morire,
non haueua più figlia ne figliuolo
disse queste parole mai più non dire,
come vuoi ch’io ti dia vn ragazzuolo
che altrimenti io ti vo ingrandire
per moglie io ti vo dare à vn signore
che de i Caualier ne porti honore.
Quella

c. 2r [28r]

Quella donzella disse padre mio
tutti quanti son vani e tuoi pensieri,
che non potrebbe altri che solo Dio
che altri voglio, che questo scudieri
& in lui ò tutto il mio disio
quando il padre lvid mal volentieri,
da l’vn lato il fante si fece chiamare
digliela per moglie, e fecela sposare.

Il padre staua molto addolorato
ch’auea adempiuto il voler della figlia,
il fante per marito gli haueua dato
tutta la gente facea gran marauiglia,
& non sapendo di quel mal mercato
come il demonio il fante si consiglia,
apparecchior le nozze il gran conuito
hebbe la donna il fante per marito.

In quel tempo che con lei hebbe viato
come piacque à Dio acquistò vn bel eit [sic- smudged]
quando il peccatore il vdde nato (tello
parea ch’al cor gli giunnessi vn coltello,
perche si ricordò del mal mercato
che fatto haueua col demonio fello,
facento sempremai pianto e lamento
& nel suo core hauea gran tromento.

Il peccator faceua si grande il pianto
che non si poteua riconsolare,
& la sua donna lo chiamò da canto
arditamente gli prese à parlare,
& disse marito mio perche piangi tanto
dimim il vero, & non me lo celare
& ripose per cotello acquisto
mentre chio viuo il moi cor farà tristo.

In quel tempo chio per moglie ti presi
& per hauerti il dmeonio incantai
nelle sue forze tutto mi rimessi
l’anima el corpo mio si gli donai,
questo figliuol per carte gli promessi
onde perciò non mi rallegro mai,
questo ma fatto fare el folle amore
& son dannato, & sempre harò dolore.

Quando la sua donna l’hebbe vdito
di tal parlare già non hebbe risa,
& disse come fusti tanto ardito
che ti pensasti hauermi per tal guisa,
disse i son tua do[n]na, & tu se mio marito
l’amore mio da te non sia diuiso,
a San Basilio meco ne verrai
& di questo peccato ti confesserai.

Disse il marito donna la tua voce
ma tutto quanto pieno di conforto.
ma credi tu che quella eterna luce
che per noi fu Crocifisso, e morto,
che mi perdoni che morì sù la Croce
che io verso di lui ò fatto si gran torto,
& ella disse vieni, & piu non dubitare
à San Basilio andiamoci a confessare.

La moglie el marito si messon in via
portono quel fanciul di buon talento,
& il demonio che per carte hauia
gli andaua dietro con più di cinquece[n]to
per la via gi dicea gran villania
falso spregiuro pien di tradimento
se questo peccato tu andrai a dire
con le man nostre ti faren morire.

Ogni demon portana vn graffio in mano
& da lunge facean gran minacciare,
& minacciandol gli dicea villano
se questi graffi ti potran pigliare,
noi ti daren tormento tanto strano
da nostre man tu non potrai campare,
per l’orazione che la donna dicea
nessun demon appressar vis si potea.

San Basilio vscì fuora della Chiesa
vidde la moglie el marito venire
vidde il demon che facea gran contesa
inuerso el peccator con tanto ardire,
San Basilio ch’auea la mente accesa
per il spirito Santo prese a dire,
datemi a intender la vosta quistione
chi ha di vol el torto ò la ragione.
Et
2v [28v]

Et il demonio fece dauanti
disse Basilio to la carta, & leggi,
parlorno i demoni tutti quanti
la nostra ragione fa che tut la veggi,
il pecctor faceua si gran pianti
dicea altissimo Dio, che in cieli reggi,
se tu mi scampi da questo furore
mentre chio viuo sarò tuo seruitore.

San Basilio intese la quistione
lesse la carta, & tutti intese, e patti,
poi si ovlse al demonio fellone
contra costei no[n] vaglion tuo contratti,
disse al demonio tu non hai ragione
che i Christiani nel mo[n]do Dio gli ha fatti
quando el peccatore à Dio vuol tornare
quel ch’è di Dio à te non si può dare.

La tua malizia, che e tanto sottile
che fece Adamo cader nel peccato,
el qual fu fatto per la man gentile
dallo eterno Dio glorificato,
& ancor credi seguitar lo stile
ma di costui, e ti verrà fallato
lo voglio assoluer poi ch’io no licenza
dallo eterno Dio che ma dato licenza.

Il demonio per ira si fu mosso
sopra del peccatore, e si scagliaua
con molta furia si gli gittò addosso
chel peccatore per terra cascava.
& par che gli rmpessi ciascun’osso
in qua, e in là per terra e strascinaua
San Basilio pel braccio lo pgliaua
& San Basilio, el demonio tiruaua.

El peccatore patiua gran dolore
ne dal demonio crede scampar mai,
& San Basilio disse, ò Dio signore
muouiti à pietà tosto, che fai
chi campi costui da tanto furore
e tuo figluolo, e tu creao lai,
à quella voce, e dmoni el lasciaro
& San Basilio l’hebbe molto caro.

E demoni per laria giuan fuggendo
& quella carta gittono per terra,
la possanza di Dio maladicendo
& di Baslio che ha vinto la guerra
il peccator suoi peccati vien dicendo
& confessossi bene che non erra,
& San Basilio si gli perdonaua
prese la carta, & nel fuoco la gittaua.

Il padre, il figlio si fu liberato
per San Basilio dice la leggenda,
à seruir Christ poi, e si fu dato
& fece si che hebbe vita eterna,
Basilio gli trasse di man del renegato
cosi da mala morte ci difenda,
per sua misericordia se gli piace
alla fine ci dia l’eterna pace.

IL FINE.
Stampata in Firenze ricontro à Sant’Apolinari. Con licenza de’Superiori.